Per stare bene, ossia per non avere problemi di salute prevedibili o per poter affrontare meglio eventuali patologie, la prevenzione si rivela essenziale e il più spesso consiste in esami ematologici non invasivi e il più spesso indolori.
Come fare per seguire il giusto iter? Sentiamo cosa viene solitamente consigliato o raccomandato per poi decidere con consapevolezza piena quali controlli si dovrebbero fare.
Cosa si intende per “screening”?
Lo screening è una procedura che consente di presumere l’esistenza di una malattia nella sua fase iniziale o una condizione particolarmente a rischio attraverso un esame semplice e piuttosto rapido. Il fine ultimo dello screening è quello di passare al vaglio una moltitudine di persone, e quindi di poter distinguere persone apparentemente sane da quelle affette da uno stadio iniziale di una patologia.
In quali ambiti principali si dovrebbe effettuare lo screening?
Due sono le condizioni o gli ambiti in cui è utile e consigliabile:
- · se la malattia è già in corso ed è necessario dopo un intervento precoce controllare il significativo miglioramento della condizione di salute (carcinoma della mammella o del collo dell’utero principalmente).
- · se sussistono le condizioni o una predisposizione genetica tali da alzare il rischio di incorrere in una qualsivoglia patologia (poliposi del colon, ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, glaucoma). Il test serve a controllare la reale manifestazione, ma l’intervento annulla la possibilità che possa verificarsi.
I pazienti, che sottoposti allo screening dovessero risultare positivi, dovrebbero fare altri test diagnostici per confermare quanto e se lo stadio sia avanzato. Se, invece i pazienti dovessero risultare negativi, ma appartengono ai casi a rischio, dovrebbero ripetere gli esami ad intervalli regolari per poter avere i benefici dai test.
Le due misure che valutano la percentuale dei falsi positivi sono la sensibilità e la specificità e il test ideale dovrebbe avere un errore vicino allo 0. Nel caso in cui il risultato viene espresso con variabili quantitative, la soglia di discriminazione tra soggetti positivi e negativi può essere stabilita in modo diverso a seconda di dove si consegna il test.
Ci sono tabelle per valutare l’ipertensione ma non sono uniformemente ed universalmente interpretate allo stesso modo: per esempio l’ipertensione è data quando la soglia supera i 140/90, altri i 150/90 o per il glaucoma la pressione intraoculare dovrebbe essere minore di 20 (altri sostengono che fino a 18 va bene, oltre è da controllare, per non far pensare all’incipiente problema).
Perchè e quali screening sono importanti ?
Considerando in particolare gli screening oncologici, questi si rivelano importanti per l’indicazione all’intervento precoce e fondamentali nel monitorare la situazione post-intervento. Se lo stadio è iniziale, è rarissimo possano esserci metastasi al di fuori della zona colpita ed essendo circoscritto con l’intervento solitamente si risolve il problema e si pensa a controllare e a prevenire un’ eventuale riformazione neoplastica.
L’insieme dei test diagnostici è ampio, ma un buon metodo di screening prevede il coinvolgimento selezionato delle persone già “malate” o fortemente a rischio e non a tappeto perché non avrebbe senso; in altre parole sono gli specialisti o i medici di base che valutando la singola situazione familiare consiglia i test preventivi che sarebbe meglio fare.
Comunque non essendoci effetti collaterali ed essendo sicuri i risultati, lo screening è importante basti pensare alla semplice mammografia, il pap-test o l’ecografia pelvica, che rappresentano gli esami più consigliati a partire da una certa età per avvalorare l’efficacia dello screening; soltanto che non tutti sanno che è una routine appartenente alla prevenzione primaria.
L’intervallo di tempo tra un test ed un altro
Fondamentalmente, ciò dipende dal risultato e dalla diagnosi che viene effettuata. Un altro elemento da considerare in caso di neoplasie è il grado e la tipologia poiché non tutte vanno alla stessa velocità.
Se le cose vanno bene, cioè si è sani, di solito dopo un intervento è opportuno eseguire lo screening ogni 6 mesi o un anno; stessa cosa se l’esito della mammografia o del pap-test o di un prelievo ematico evidenzia qualche anomalia o un “intruso”.
La cadenza ossia l’intervallo è importante per le persone a rischio e quelle che subiscono un intervento poiché è variabile e deve essere stabilita dallo specialista (oncologo o ginecologo). Per gli altri, si inizia a partire da una certa età ovvero durante l’età fertile, ma solo dopo aver iniziato l’attività sessuale o vicino o dopo l’inizio della menopausa; anche in questo caso se il pap-test è negativo si può eseguire ogni 3 anni, la mammografia ogni 2, l’ecografia annualmente.
Tutto però dipende esclusivamente dal parere dello specialista.
In Italia, lo screening viene consigliato ed effettuato per individuare i falsi o i veri malati o quelli ad alto rischio. Sono efficaci, indolori e non hanno effetti collaterali o controindicazioni. Sono considerati fondamentali per prevenire patologie o per stroncare l’avanzamento di eventuali malattie in corso.
Partendo dal pap-test si effettua per evidenziare eventuali neoplasie del collo dell’utero non visibili talvolta solo con l’ecografia pelvica, la mammografia è finalizzata alla scoperta di eventuali noduli maligni delle mammelle, la ricerca del sangue occulto nelle feci permette di scoprire neoplasie nel colon-retto. In determinati soggetti lo screening può iniziare dall’età neonatale (nei casi di displasia, disfunzioni tiroidee ed altro), come anche nei diabetici, in età gestazionale per analizzare madre/feto, nei casi con glaucoma o con malattie genetiche in famiglia.
Lo screening può migliorare la qualità della vita e prevenire importanti patologie. Perché dunque non seguire il consiglio degli specialisti?
Fonte:
Igiene epidemiologica della sanità pubblica a cura di C. Signorelli
Fonte: https://www.idoctors.it/blog/screening-vuoi-prevenzione/
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