domenica 30 ottobre 2016

Rimedi per la Farmacofobia

Nelle scorse settimane il web è stato riempito da storie di vite spezzate a causa di medicine alternative, rifiuti della chemioterapia e falsi miti. Tutto lo staff de “La Medicina in Uno Scatto” si è impegnato affinchè la divulgazione scientifica di questi giorni fosse rivolta a sfatare questi miti, cercando di dare un punto di vista quanto più scientifico ed oggettivo possibile. Nel ventunesimo secolo, con la nascita della generazione di internet, è stata data a tutti la possibilità di esprimere la propria opinione: a persone istruite e non. Chiunque può fondare la propria medicina, avendo più o meno seguito. Siamo, purtroppo, nell’era della farmacofobia.

Per farmacofobia intendiamo, letteralmente, la paura dei farmaci, a causa di teorie complottistiche che vedono le aziende farmaceutiche come mostri mangiasoldi che decidono quali e quante malattie trattare, e che sottointendono effetti collaterali tenuti sotto silenzio. Succede, quindi, che le persone affette da patologie tranquillamente curabili non prendano i farmaci necessari e muoiano. Per nostra fortuna prima di questa epidemia di complottismo e false credenze, il Governo ha provveduto ad istituire leggi per la tutela del cittadino. Oggi vogliamo raccontarvi la storia di un farmaco, dall’individuazione di una molecola potenzialmente utile, all’ingresso sul mercato, alla farmacovigilanza. Speriamo di fare chiarimento, speriamo di convincervi che i farmaci sono rigidamente regolamentati, e per chi dovesse sostenere farmacologia, speriamo di darvi una mano a ripetere.

Come nasce un farmaco? Chi lo approva? Chi è l’ente preposto alla nostra tutela? Quali sono le fasi attraverso cui deve passare un farmaco prima di essere approvato?

Il protagonista di questa storia è l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). Questa svolge tutte le attività legate al processo regolatorio relative al farmaco, dalla registrazione e autorizzazione all’immissione in commercio al controllo delle officine produttive e della qualità di fabbricazione; dalla verifica della sicurezza e appropriatezza d’uso alla negoziazione del prezzo, dall’attribuzione della fascia di rimborsabilità alle attività di Health Technology Assessment (HTA). Ma vediamo passo per passo, dall’inizio alla fine, la storia di un farmaco:

Sperimentazione preclinica

Ha una durata media di 3-4 anni, comincia non appena si è identificata la molecola chimica oggetto d’interesse e dopo aver fatto la domanda di brevetto, è effettuata attraverso l’utilizzo di cavie. Si divide in fasi:

  • Fase 1: Caratterizzata dagli studi di tossicità acuta utilizzando due vie di somministrazione, una delle quali è la stessa utilizzata nell’uomo. L’obbiettivo è quello di ottenere dati sufficienti sulla relazione dose/effetto e dose/mortalità per calcolare la dose letale 50, ossia la dose in grado di determinare la morte nel 50% degli animali. Successivamente si procede all’esame anatomopatologico delle cavie per individuare gli organi bersaglio e la reversibilità degli effetti. Si valuta anche la stabilità della sostanza.
  • Fase 2: Si effettuano studi farmacocinetici (sistema ADME). Si fanno prove di tossicità per somministrazioni ripetute, in modo da mettere in evidenza le soglie di tossicità. Le prove si dividono in prove di tossicità subacuta e cronica, per studiare gli effetti della sostanza a lungo termine, fino a 12 mesi. Si prosegue con studi tossicologici sulla riproduzione, ossia studi di fertilità (danno ai gameti, interferenza con le fasi di pre-impianto ed impianto del feto), di teratogenesi e di tossicità peri e post-natale. Altrettanto importanti sono gli studi di mutagenesi e cancerogenesi dopo la somministrazione della sostanza, a breve ed a lungo termine (mesi), con esami in vivo ed in vitro (utilizzando ceppi di Salmonella modificati). Si sviluppa, infine, una forma farmaceutica e ne si valuta la stabilità.

Sperimentazione clinica

Comincia dopo aver ottenuto l’autorizzazione dell’autorità competente ed il parere motivato del comitato etico. Stavolta gli effetti si valutano sull’essere umano. Anche questa si divide in fasi:

  • Fase 1: Dura 1 anno, si testa il farmaco su 100-200 volontari sani (oppure su pazienti quando l’effetto del farmaco è tossico, ad esempio in pazienti oncologici o effetti da AIDS). Serve a fornire una valutazione preliminare su sicurezza e tollerabilità (dose massima tollerata, tossicità limitante la dose) e per ottenere i primi profili farmacocinetici e farmacodinamici. Si monitorano costantemente tutte le funzioni vitali. Non ha come obbiettivo il constatare se il farmaco funziona (perchè il volontario il più delle volte è sano) ma di studiare l’interazione uomo-farmaco, infatti viene definita “drug-oriented”.
  • Fase 2: Dura 2-3 anni, consiste nei primi studi sul paziente (selezionato con rigidi criteri) per cui è indicato l’utilizzo del farmaco. Partecipano allo studio 200-600 soggetti. Serve a valutare l’efficacia del farmaco, la sicurezza a breve termine, l’intervallo di dosi e gli schemi terapeutici, stabilire il rapporto dose/risposta. Viene definito “disease-oriented”.
  • Fase 3: Dura 3-4 anni, è rivolto ad una popolazione di pazienti più eterogenea, di circa 1.000-3.000 soggetti. Serve a valutare il rapporto sicurezza/efficacia anche a lungo termine, valuta il valore terapeutico assoluto, studia anche le popolazioni speciali (come anziani o bambini). Viene portata avanti fino alla commercializzazione del farmaco. Viene definita “patient-oriented”.

Sono passati, più o meno, 12-15 anni da quando abbiamo trovato la molecola di nostro interesse. A questo punto c’è un passaggio fondamentale, che è la commercializzazione, a cui seguirà la terza ed ultima fase dello sviluppo di un farmaco:

La farmacovigilanza

Consiste in un insieme di studi condotti dopo la commercializzazione del farmaco, con l’obiettivo di approfondire le conoscenze relative all’efficacia ed alla sicurezza del farmaco. Nasce dopo la tragedia del Talidomide, un farmaco utilizzato negli anni ’50 come sedativo ed antiemetico per le donne in gravidanza, ritirato poi nel ’61 a causa di gravi effetti teratogeni (amelia, focomelia).

talidomide

La farmacovigilanza nasce poichè la fase pre-marketing ha dei limiti: la popolazione studiata è selezionata e limitata, la durata dello studio è limitata nel tempo, c’è sempre un’elevata e corretta aderenza al trattamento (cosa che nella realtà è abbastanza rara), non c’è comorbidità con altre patologie. In definitiva valuta il rischio dei farmaci e monitora l’incidenza di effetti potenzialmente associati al trattamento. Classifica e valuta ogni ADR, ossia ogni effetto nocivo e non voluto conseguente all’utilizzo di un medicinale (anche dervianti da abuso, misuso, errore terapeutico, ed uso off-label). Le ADR vengono suddivise in dose-dipendenti, dose-indipendenti, dose e tempo dipendenti, tempo-dipendenti, da sospensione, da fallimento terapeutico.

Una delle metodiche attraverso cui la farmacovigilanza è possibile è la segnalazione spontanea, ossia una comunicazione non sollecitata fatta dagli operatori sanitari o stesso dai consumatori ad un’autorità regolatoria, che descrive una o più ADR in un paziente che ha assunto uno o più farmaci. Si effettua tramite un’apposita scheda di segnalazione che viene inviata al responsabile di farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza sanitaria. Il responsabile, insieme al centro regionale della Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF), dovrà dimostrare il nesso di causalità tra farmaco ed ADR e stabilire poi se ritirarlo dal mercato, modificare il foglietto illustrativo, informare i medici con una “dear doctor letter” oppure non fare nulla.

Tutte le segnalazioni raccolte dalla RNF confluiscono nel database europeo eudravigilance, insieme alle segnalazioni da parte delle case farmaceutiche.

Nascita-di-un-nuovo-farmaco

Conclusioni

In questo articolo abbiamo voluto riportarvi un riassunto dell’immenso lavoro che c’è dietro lo sviluppo e l’uso di un farmaco. Vi abbiamo mostrato, praticamente, come il Governo Italiano e l’Unione Europea ci tutelano, quotidianamente, dagli effetti avversi di un farmaco. Di come l’AIFA regolamenti in maniera stretta la commercializzazione dei farmaci. Non è così banale ottenere l’AIC (Autorizzazione Immissione in Commercio), come avete potuto notare, se avete avuto la pazienza di leggere fin qui. Si fa presto a dire che la chemioterapia fa male, ma la cosa pericolosa è che si fa ancora più presto a morire per ignoranza.

FONTI | Infografica, Sito dell’AIFA

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Fonte: http://lamedicinainunoscatto.it/2016/09/rimedi-per-la-farmacofobia/

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