venerdì 28 ottobre 2016

Obesità: la Qualità del Cibo Assunto la Decide la genetica!

Importanti passi in avanti  nella comprensione dei meccanismi dell’obesità: da uno studio compiuto dall’università di Harvard, vi sarebbe una forte correlazione tra la mutazione del gene per il recettore di tipo 4 della melanocortina (MC4r) e la preferenza per l’assunzione di cibi ad alto contenuto calorico.

Lavori precedenti avevano evidenziato che modelli murini knockout (MC4r -/-) per il gene tendono ad assumere comportamenti alimentari alterati, ma il ruolo del medesimo come modulatore nell’intake di carboidrati non era mai stato indagato nell’uomo.

Lo studio

Al fine di indagare accuratamente tutte le colpe del DNA, sono stati compiuti diversi test di preferenza, prendendo in esame tre gruppi di persone:

  • 14 soggetti obesi con mutazione loss of function eterozigote di MC4r (BMI circa 38.8 kg/m2) per il primo test e 10 con BMI leggermente più alto per il secondo test.
  • 20 soggetti obesi di controllo (BMI circa 34.1 kg/m2) per il primo ed altri 20 per il secondo.
  • 20 soggetti con BMI nella norma (circa 23.1 Kg/m2) e altri 20 per il secondo.

Per escludere l’influenza del gusto personale per i determinati cibi, è stato condotto preventivamente un test di preferenza con un assaggio (15g) delle pietanze valutato con uno strumento statistico, per poi lasciare libertà di assunzione durante la prova vera e propria.

All’inizio si è condotto il test di preferenza per i cibi grassi, in cui venivano presentati, per ciascun gruppo, tre pietanze identiche per aspetto, colore e forma, ma differenti per contenuto calorico in lipidi (20%, 40% e 60%): il gruppo con mutazione ha dimostrato un consumo quasi doppio rispetto a quello composto da soggetti di controllo e 65% in più rispetto ai soggetti obesi di cibi ad alta densità di lipidi.

In seconda istanza, è stato condotto un test di preferenza per cibi ad alto contenuto di zuccheri, in cui venivano presentate tre pietanze a contenuto zuccherino diverso (8%, 26% e 54%) con un massimo di lipidi fissato al 30% (per eliminare la variabilità): dalla prova è emerso che il gruppo con soggetti obesi e mutati aveva una scarsa preferenza per i cibi ad alto contenuto di zuccheri

Ruolo del gene MC4r

Il ruolo del recettore non è ancora del tutto chiarito (nell’uomo), ma da studi su roditori sembra essere presente in maniera particolare nel nucleo paraventricolare dell’ipotalamo e nel nucleo centrale dell’amigdala, dove sono presenti neuroni MC4r positivi: iniezioni di agonisti, come il Melanotan II, diminuiscono il consumo di grassi, mentre il suo inibitore, AGRP, lo esaltano.

AGRP (Agouti-related peptide) è un neuropeptide prodotto dal nucleo arcuato ventromediale dell’ipotalamo, importante centro di regolazione della fame, che viene inibito dalla leptina, un ormone secreto dagli adipociti durante dopo l’assunzione di un pasto, mentre è esaltato dalla grelina, sostenendo la fame.

Per quanto riguarda il diminuito apporto di zuccheri (nel caso il saccarosio), responsabile sembra essere la circuiteria tra il nucleo parabrachiale e il nucleo centrale dell’amigdala, connessa intensamente con l’ipotalamo ventromediale: è interessante osservare che gli effetti che si ottengono con il saccarosio non sono replicabili con dolcificanti artificiali quali il sucralosio, indicando che il gusto non è una determinante.

La mutazione costituirebbe quindi una condizione aberrante, che simula, costitutivamente, quello che accadrebbe se AGRP fosse sempre legato al recettore, inducendo nel portatore una continua ricerca di cibi grassi in sfavore di una dieta ricca di carboidrati.

Importanza della scoperta

Nella vita quotidiana è certamente arduo trovarsi di fronte a scelte simili a quelle dei soggetti della sperimentazione, in quanto generalmente i cibi ricchi in grassi lo sono anche in zuccheri, per cui la discriminazione tra lipidi e carboidrati; ciò che è importante sottolineare sono i ruoli che questa scoperta potrebbe avere:

  • da un punto di vista degli studi evoluzionistici: gli animali, in condizioni di carestia, tendono ad assumere cibi con il più alto contenuto calorico (i grassi), che contengono, a parità di quantità, circa il doppio del contenuto energetico di proteine e carboidrati;
  • sotto il profilo della fisiologia: ci permetterebbe di avere una migliore comprensione dei meccanismi che sottendono il controllo del bilancio energetico nell’organismo e di come il sistema nervoso “sondi” il cibo che ha davanti indipendentemente dalle sue caratteristiche estetiche;
  • nella farmacologia: valutato il peso specifico di MC4r nell’economia globale della modulazione dell’appetito potrebbero essere sviluppati inibitori di AGRP o agonisti del recettore per monitorare da un punto di vista centrale il desiderio di fame.

Bisogna comunque ricordare che il numero dei soggetti presi in esame è piuttosto esiguo, per cui saranno necessarie altre ricerche più estese, che coinvolgano ad esempio anche il ruolo della leptina, ma costituisce un passo importante nella comprensione dei meccanismi scatenanti l’obesità, alla luce del dato epidemiologico che vede l’aumento spropositato di peso come uno delle principali patologie che affliggono il mondo occidentale.

FONTI | articolo 1, articolo 2, articolo 3

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Fonte: http://lamedicinainunoscatto.it/2016/10/obesita-la-qualita-del-cibo-genetica/

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