lunedì 31 ottobre 2016

Film dell’orrore: chi li guarda può avere paura anche per molti anni

Film di paura

Amate guardare i film horror? Ebbene, dovete sapere che guardare un film che fa paura, può lasciare questa spiacevole sensazione anche per diversi anni. A suggerirlo è un nuovo studio dell'Università del Michigan, i cui membri hanno arruolato un campione di circa 220 partecipanti, che hanno completato un questionario online, dove veniva chiesto loro di riflettere sulle esperienze multimediali spaventose vissute durante l’infanzia (prima dei 13 anni di età) e su quelle vissute in adolescenza e durante l’età adulta.

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Film dell’orrore: chi li guarda può avere paura anche per molti anni pubblicato su Benessereblog.it 31 ottobre 2016 19:00.



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Quali sono i sintomi di un sistema immunitario debilitato?

Avere un sistema immunitario sano e “forte” è importante per stare in salute e evitare di ammalarci facilmente o avvertire uno strano malessere generale. Spesso si sottovaluta l’importanza delle difese immunitarie, che sono una barriera fondamentale di protezione da agenti esterni.

Come capire che il nostro sistema immunitario ha bisogno di aiuto perchè debilitato? Vediamo insieme quali sono i sintomi considerati i campanelli d’allarme del nostro sistema immunitario.

Raffreddore

E’ il sintomo principale che ci avverte che qualcosa a livello immunitario non sta funzionando come dovrebbe. Questo non significa che se prendiamo il raffreddore (nei periodi di passaggio stagionale) abbiamo il sistema immunitario deficitario. In questo periodo non dobbiamo confonderlo con il classico virus.

Se il raffreddore diventa recidivo è bene correre ai ripari. Il raffreddore può indicare un campanello dei globuli bianchi nel sangue. Leggi anche rimedi naturali contro il raffreddore.

Lenta cicatrizzazione

Quando ci facciamo male, ferite o tagli, la lentezza della guarigione può essere legata a un deficit del sistema immunitario (a livello di emoglobina). In un organismo sano con difese immunitarie salde le ferite si dovrebbero cicatrizzare in periodi brevi.

Stanchezza e spossatezza

La stanchezza dovuta a stress e lavori pesanti è una cosa normale. Allora quando è opportuno preoccuparsi? In genere quando la stanchezza, la spossatezza vengono avvertite in momenti “non idonei”, ovvero al mattino appena svegli o durante piccole azioni quotidiane. In questo caso non è un fattore piuttosto comune e quindi è bene dare una controllatina al sistema immunitario.

Mal di gola

Il mal di gola, quando diventa recidivo (ovvero più volte nel giro di pochi mesi) è sintomo di una deficit del sistema immunitario. In questo caso vi consigliamo di rivolgervi al medico per eventuali analisi del sangue e controllo dei globuli bianchi.

Infezioni

Siete spesso soggetti a infezioni? arrossamenti? pruriti? cistiti? Forse il vostro sistema immunitario vi sta chiedendo aiuto. La recidività delle infezioni è sintomo che il vostro sistema immunitario è debilitato e quindi in difficoltà a combattere virus e batteri esterni.

Influenza

Anche l’influenza è un sintomo d’allarme del sistema immunitario. In particolare quando non è legato all’influenza stagionale. Febbre costante per più giorni è da valutare sotto controllo medico.

influenza-verita-bugie

Vampate di calore

Questo è uno dei sintomi più diffusi e conosciuti dalle donne in menopausa. Quando le vampate di calore non sono legate a questa condizione è bene rivolgersi a un medico soprattutto quando diventano costanti e senza motivo. Avvertite calore improvviso al corpo come se stesse in un forno? E’ il sistema immunitario che ha qualche carenza, soprattutto se a questo sintomo si collega anche una mancanza di lucidità mentale. Non trascuratelo.

Allergie

Questo è un caso particolare. Nei soggetti allergici avere a che fare con irritazioni e pruriti è cosa normale. Ma se questi sintomi peggiorano nonostante gli antistaminici è bene farsi controllare. Se le allergie colpiscono persone “sane” il campanello d’allarme è maggiore, potrebbe trattarsi di un sistema immunitario debilitato.

Cuoio capelluto

Avete notato una perdita di capelli eccessiva? Non è il classico periodo di caduta, bensì potrebbe trattarsi di un allarme del vostro sistema immunitario. Senza andare in panico è buona norma controllarsi peridicamente per evitare di peggiorare la situazione. Analisi base ogni 6 mesi potrebbero evitarvi spiacevoli conseguenze e intervenire con tempestività. Il sistema immunitario è una barriera difensiva importante per proteggere la salute del corpo. Leggi anche serenoa repens contro la caduta dei capelli.

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Epatite C: Costretti Al Turismo Sanitario

Come mai siamo turisti sanitari di altri paesi? Cosa succede nel nostro? Attese, criteri di selezione, soldi e Regioni. Ma le potenzialità per garantire e facilitare l’accesso a tutti ci sono. Vediamo come mai le persone affette da Epatite C sono costrette a cambiare paese per avere accesso alle cure in grado di risolvere la patologia.

L’epatite C

L’Epatite C è un’infiammazione del fegato causata dal virus HCV.  L’infezione causa la morte degli epatociti (le cellule del fegato), che vengono sostituiti da un tessuto cicatriziale riparativo; questo conduce alla cosiddetta fibrosi epatica. Buona parte delle infezioni cronicizza (parliamo dell’80%). Col tempo, la parte sana del fegato diminuisce sempre più, fino a che il tessuto di cicatrizzazione non la sostituisce quasi tutta. La compromissione delle funzioni dell’organo evolve in cirrosi epatica e può portare allo sviluppo di cancro al fegato.

In Italia gli affetti sono circa 1,5 milioni, e all’anno muoiono 17 mila persone proprio a causa di cirrosi epatica. A partire dal 2009, i casi si sono stabilizzati al tasso di 0,2 e 0,3 ogni 100.000 abitanti, ma negli ultimi anni è in aumento l’età dei nuovi casi (35-54 anni). I maggiori fattori di rischio sono trasfusioni, interventi chirurgici, rapporti sessuali se non protetti e droghe assunte per via endovenosa.

Si può curare? Oggi esistono in commercio nuove terapie antivirali ad azione diretta, che bloccano il processo di replicazione del virus e incrementano la possibilità di eradicare il virus stesso. Anche senza l’ausilio dell’interferone (alla base delle terapie prima dell’avvento nel Novembre 2014 di questi farmaci innovativi), una loro somministrazione per via orale della durata compresa tra le 12 e 24 settimane risulta efficace nell’eradicare il virus nel 90% dei casi.

La questione economica

Ma allora, dove sta il problema? Nel costo. Le cure interferon-free sono farmaci innovativi ad alto costo: in Italia circa 50.000 euro, negli USA 90.000 dollari. In India ed in Egitto, per la disponibilità di farmaci generici, costano intorno ai 1.000 dollari. Questo nonostante le autorità indiane nel maggio 2016 abbiano riconosciuto il brevetto di due farmaci innovativi SOVALDI E HARVONI alla GILEAD: l’azienda non ostacolerà la distribuzione nè la fabbricazione di versioni generiche di alta qualità indiane.

Ovviamente, prezzi simili hanno ripercussioni. Ovunque. Per il malato in primis, ma pure per le politiche dell’erogatore della cura (il sistema sanitario nazionale). Da un’indagine elaborata in un rapporto presentato l’8 Settembre da parte del Tribunale dei diritti del malato, risulta che un paziente su 2 rivoltosi all’ente riscontra difficoltà nell’accesso ai farmaci: il 45% lamenta criticità nella reperibilità del farmaco per mancanza di informazioni, il 44,6% non riesce a ottenere l’indennizzo da sangue infetto. L’AIFA, dopo aver contrattato con il produttore un prezzo (secretato) definito come uno dei più vantaggiosi, ha dovuto stabilire 7 categorie eleggibili per l’erogazione del farmaco, che presentano come denominatore comune: la sussistenza di danno epatico evoluto.

La posizione delle Regioni

Questo meccanismo è dovuto certamente al prezzo, e le stesse Regioni, che dovrebbero garantire il farmaco, si trovano nella posizione di non voler sforare il budget (che con la legge di stabilità DEF 2015-1016, ammonta a di un miliardo di euro, per tutti i farmaci innovativi) dovendo oltretutto anticipare esse stesse il prezzo d’acquisto per poi essere rimborsate tramite il Fondo Farmaci Innovativi.

Si vedono, inoltre, impossibilitate a stabilire un numero preciso dei pazienti, data la poca chiarezza riguardo i trattamenti per i co-infetti HCV e HIV, per i trattamenti erogati in carcere, per i trattamenti dei presentanti codice STP o ENI, e per i trattamenti di coloro che si curano fuori regione. Tutto ciò in tandem con un accesso alle cure deficitario per il semplice motivo che le strutture ospedaliere abilitate a prescrivere i nuovi farmaci sono 204, distribuite in maniera eterogenea sul suolo nazionale. Questa situazione rende le decisioni di gestione davvero complesse.

Vari sono i parlamentari che si sono espressi al riguardo, da più schieramenti: lavorare in direzione del libero accesso ad un farmaco così efficace e fondamentale, è un priorità. Al lavoro su questo tema, oggi, sono in molti. Non ci resta che attendere, fiduciosi.

FONTI | Articolo originale

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Abuso di antibiotici, le conseguenze che non ti aspetti

Close-up Photo Of Person Taking Medicine Pill

Purtroppo di antibiotici se ne fa uso e abuso. Tra l'antibiotico per la febbre, quello per il mal di gola e per il mal di denti spesso non ci accorgiamo che stiamo danneggiando la nostra salute.

Una delle conseguenze da abuso di antibiotici e la distruzione progressiva della flora batterica intestinale che ci rende più soggetti alle infezioni grazie all'indebolimento del sistema immunitario.

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Abuso di antibiotici, le conseguenze che non ti aspetti pubblicato su Benessereblog.it 31 ottobre 2016 12:28.



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Caso Clinico – RX paziente cardiopatico

Caso Clinico – RX paziente Cardiopatico

Rx appartiene ad una paziente ottantenne recatasi in ambulatorio di cardiologia in quanto avvertiva “una strana sensazione ad ogni battito cardiaco”.

L’elettrocardiografia non ha fornito alcuna risposta utile a meno di una lieve opacità in corrispondenza della valvola ortica. I dati estratti dal pacemaker, posizionato diversi anni prima in ventricolo dx, sono stati definiti nei range di tolleranza.

Soluzione: Dislocazione Del Pacemaker in Ventricolo Sinistro a Causa di un Difetto Interventricolare (DIV)

L’elettrocatetere dovrebbe essere posizionato in ventricolo destro, ma a causa di un DIV (causato probabilmente da un infarto successivo all’impianto del pacemaker e di cui abbiamo avuto notizie solo mesi dopo) si trova dislocato in ventricolo sinistro dove fortunatamente è riuscito a fissarsi grazie alla reazione fibrotica indotta dal device.

La signora, ultraottantenne, si è presentata con i familiari riferendo una strana sensazione ad ogni battito. I dati forniti dal controllo del pacemaker erano compresi nei range di tolleranza, quindi un’eventuale rottura di catetere è stata esclusa. L’ecocardiografia non ha dato nessuna risposta in quanto la finestra non permetteva una valutazione adeguata. Dopo i raggi è stata proposta una seduta elettrofisiologica e controlli angiologici: grazie all’iniezione del mezzo di contrasto in ventricolo destro si è potuto evidenziare un difetto interventricolare.

L’aorta è lievemente dilatata e l’opacità è data da un’importante stenosi aortica da calcificazione estesa anche agli ostî coronarici.

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Tiroide, quando è il caso di rivolgersi al medico

Mature female doctor examining her patient.

Sta di fatto che un repentino aumento o perdita di peso senza alcun motivo, associati ad altri sintomi che possono essere irritabilità, sonnolenza, brain fog e tantissimi altri dovrebbero far sospettare la presenza di un problema alla tiroide. 

Spesso i sintomi di una tiroide malfunzionante sono attribuiti ad altre cause fino ad un aggravamento della patologia in corso che richiederà accurate analisi degli anticorpi in primis e degli ormoni tiroidei e una vista dall'endocrinologo che valuterà il da farsi.

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Tiroide, quando è il caso di rivolgersi al medico pubblicato su Benessereblog.it 31 ottobre 2016 15:00.



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Parkinson, Nuovi Mezzi Diagnostici: la RT-QuIC

Una metodica di amplificazione in vitro recentemente sviluppata si è dimostrata particolarmente promettente nel diagnosticare morbo di Parkinson (PD) e demenza a corpi di Lewy (DLB).

La metodica

La tecnica in questione è la Real-Time Quaking-Induced Convertion, abbreviata in RT-QuIC: attraverso l’utilizzo di un apposito shaker che agita piastre contenenti la proteina da esaminare si catalizza una reazione di amplificazione della proteina permettendo successivamente di valutarne diverse caratteristiche. Tale metodica è stata inizialmente utilizzata dal professor Ryuichiro Atarashi dell’Università di Nagasaki per la diagnosi ante-mortem di una malattia prionica: la malattia di Creutzfeldt-Jacob (CJD).

Nella CJD un prione, un agente infettivo di natura prettamente proteica, favorisce il ripiegamento erroneo e conseguente accumulo progressivo delle proteine a livello cerebrale, situazione che rappresenta un ostacolo alle normali funzioni nervose e culmina nella morte cellulare. Un meccanismo simile si ha nel morbo di Parkinson e nella demenza a corpi di Lewy, entrambe ascrivibili alle alfa-sinucleinopatie, ovvero a processi degenerativi alla base dei quali vi è un anomalo accumulo della proteina alfa-sinucleina. Tale similarità ha portato i ricercatori dell’Oxford Parkinson’s Disease Centre (OPDC) e dell’Unità Prioni di Edimburgo ad adattare la RT-QuIC affinché potesse essere utilizzata nella diagnosi di PD e DLB.

Una diagnosi difficile

Sebbene segni clinici quali tremore a riposo, rigidità, bradicinesia ed esordio asimmetrico insieme a una indicativa storia clinica e alla responsività al trattamento con Levo-Dopa possano condurre a una diagnosi di probabilità, attualmente si può giungere a una diagnosi di certezza solo in fase post-mortem con una valutazione autoptica.

salemme_RT-QuIC
Fig. 1 Confronto istologico substantia nigra in paziente sano e affetto da PD

Negli anni si è cercato di sviluppare test diagnostici basati sull’analisi dell’alfa-sinucleina, ma il grosso ostacolo è rappresentato dal fatto che tale proteina si ritrova anche nel cervello e nel liquor dei soggetti sani, dando dunque dei falsi positivi. La patologia è infatti dovuta non alla sola presenza di questa proteina, ma alla formazione di aggregati fibrillari che ostacolano le normali funzioni cerebrali. Dunque i ricercatori si sono concentrati non sulla presenza della proteina, ma su una sua caratteristica: la capacità di aggregazione.

Lo studio

Nello studio, diviso in due fasi, è stato esaminato un totale di 137 campioni di liquor: 99 provenienti dalla coorte OPTIMA (Oxford Project to Investigate Memory and Ageing) e 38 provenienti dallo studio Discovery dell’OPDC. Sono stati altresì ottenuti degli omogeneizzati cerebrali da tessuto proveniente dal lobo frontale di pazienti con patologie neurodegenerative quali il morbo di Alzheimer, la demenza a corpi di Lewy e la forma sporadica della malattia di Creutzfeldt-Jacob.

Dai risultati emerge una sensibilità del 92% e del 95% per, rispettivamente, DLB e PD, con una specificità del 100%. Infatti 19 dei 20 pazienti con PD e 11 dei 12 pazienti con DLB sono stati correttamente identificati dal test e nessuno dei pazienti del gruppo di controllo è risultato positivo. Interessante è inoltre il fatto che anche 3 soggetti con disturbi della fase REM del sonno e ritenuti ad elevato rischio di sviluppo di alfa-sinucleinopatie sono risultati positivi, suggerendo dunque un possibile utilizzo anche nella diagnosi precoce di PD.

I risultati iniziali sono particolarmente promettenti, ma si necessita ora di una sperimentazione su un numero di pazienti maggiore che possa convalidare l’applicabilità e l’affidabilità della RT-QuIC nel campo delle alfa-sinucleinopatie.

FONTI | Immagine in articolo, Altre informazioni

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La salute della schiena dipende anche dalla posizione in cui dormiamo?

Sonno schiena Alcune persone preferiscono dormire sulla schiena, altre sul fianco, ed altre ancora dormono a pancia in giù, ma talvolta proprio la posizione in cui dormiamo può causare fastidi e dolori alla schiena. Come fare dunque ad evitare il problema? Scopriamolo insieme.
Dormire a pancia in giù Dormire a pancia in giù: se non riuscite a fare a meno di dormire a pancia in giù, per alleviare il fastidio alla schiena provate a posizionare un cuscino sotto la pancia, e vedrete che il mal di schiena sparirà in breve tempo.
Dormire sul fianco Dormire sul fianco: se tendete a dormire su un fianco, portate le gambe verso il petto, e fra esse posizionate un cuscino. In questo modo riuscirete a ridurre la tensione e i conseguenti dolori alla schiena.
Dormire sulla schiena Dormire sulla schiena: infine, per chi dorme sulla schiena, provate a posizionare un asciugamano arrotolato sotto le ginocchia, in modo da mantenere la schiena rilassata e in posizione naturale durante il sonno.

Alcune persone preferiscono dormire sulla schiena, altre sul fianco, ed altre ancora preferiscono dormire a pancia in giù, e uest'ultima posizione viene spesso indicata come quella che può causare maggiori disturbi e dolorini alla schiena. Ma come fare ad evitare il problema e migliorare non solo il nostro sonno, ma anche la nostra vita quotidiana?

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La salute della schiena dipende anche dalla posizione in cui dormiamo? pubblicato su Benessereblog.it 31 ottobre 2016 16:00.



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Parto Vaginale Medicalizzato con Episiotomia

Il video mostra un tipico parto ospedaliero medicalizzato.

Le Criticità

La posizione adottata dalla donna è classicamente la supina, ma paradossalmente essa è sconsigliata dalle linee guida OMS in quanto ritenuta la meno fisiologica per il parto. Le evidenze sostengono l’importanza di lasciare la donna libera di scegliere la posizione che lei sente di assumere, sia durante il travaglio che durante il parto.

In posizione supina la biomeccanica del bacino viene purtroppo alterata, poiché è meccanicamente impossibile la retropulsione del coccige che risulta bloccato nel suo movimento. Tale situazione induce il feto ad impegnare la porzione anteriore del bacino, con il rischio di lacerazioni anteriori riguardanti la zona uretro-clitoridea. Il temibile rischio di una lacerazione è, ancora oggi, il motivo per cui spesso viene eseguita l’episiotomia, anche se l’evidenza ha ormai smentito questa utilità.

Episiotomia

Come da ebm, infatti, l’episiotomia dovrebbe essere effettuata solo in caso di sofferenza fetale acuta intrapartum, documentata dal monitoraggio cardiotocografico. Non è più valida, dunque l’antica indicazione circa la prevenzione di lacerazioni più importanti, peraltro prevenibili evitando di posizionare la donna in posizione supina antigravitazionale ed evitando spinte forzate sulla pancia (manovra di Kristeller), con conseguente scarico pressorio sul pavimento pelvico. I

n questo video sembra che il personale fornisca indicazioni sulle spinte – sempre l’ebm sostiene che nessuno dovrebbe dare indicazioni alla partoriente, né sulla modalità di spinta né sul respiro, ma si dovrebbe consentire alla donna di assecondare il suo istinto e il suo sentire.

Si intravede l’ostetrica che inserisce le sue dita in vagina, al fine di “favorire” il progressivo adattamento della testa fetale ai piani perineali, nonostante il perineo appaia ben disteso ed irrorato – un’altra indicazione all’episiotomia (abbastanza discutibile, in quanto legato sempre alla posizione adottata, all’accelerazione del parto e alla mancata preparazione perineale in gravidanza) è quella in cui il perineo appaia improvvisamente teso e pallido, segno che non vi è più irrorazione e ci sia il presagio di una imminente lacerazione, peraltro non riscontrabile in questo perineo.

Le evidenze sostengono che l’approccio assistenziale più indicato nel parto fisiologico è l’”hands off“, mani giù, senza alcuna manipolazione. Non si dovrebbe quindi interferire con gli spontanei meccanismi di disimpegno e restituzione del feto che, se lasciato tranquillo, fa tutto ciò da solo, nei tempi fisiologici.

Infine, ulteriore aspetto che emerge è la ripetuta trazione del funicolo, al fine di accelerare il distacco placentare. Non dovrebbe essere forzato in alcun modo e, il secondamento, dovrebbe avvenire nei tempi fisiologici.

Ringraziamo la dott.ssa Daniela Santoro per averci fornito utili indicazioni volte alla stesura dell’articolo.

Linee Guida | WHO

L'articolo Parto Vaginale Medicalizzato con Episiotomia sembra essere il primo su La Medicina in uno Scatto.



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Tiroide e alimentazione, i consigli di Adriano Panzironi

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Adriano Panzironi, autore del best seller "Vivere 120 anni", ci spiega il meccanismo di funzionamento della tiroide e come il suo malfunzionamento sia causato spesso da uno stile di vita scorretto e dalla dieta mediterranea.

Gli zuccheri sono i primi imputati tra le cause di malfunzionamento dell'organo. L'alimentazione a base di carboidrati raffinati è causa di infiammazione alla base delle patologie autoimmuni. Gli zuccheri raffinati causano quindi infiammazione ed un rialzo dell'insulina deleterio per la tiroide.

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Tiroide e alimentazione, i consigli di Adriano Panzironi pubblicato su Benessereblog.it 31 ottobre 2016 12:56.



Fonte: http://feeds.blogo.it/~r/benessereblog/it/~3/irKtcb1qskw/tiroide-e-alimentazione-i-consigli-di-adriano-panzironi

Alcolismo: Inibita in Laboratorio l’Assunzione Compulsiva

Passi da gigante nella comprensione delle dipendenze da alcol: da una recentissima ricerca pubblicata sul “The journal of neuroscience” è emerso che l’inibizione di una particolare area dell’amigdala possa ricoprire un ruolo chiave nel recupero di soggetti “addicted”, invertendo, di fatto, la problematica.

L’alcolismo

L’alcol etilico è un composto organico derivato dalla fermentazione anaerobica degli zuccheri, particolarmente abbondante nelle diete di tutto il mondo. Se è vero che un suo consumo moderato è ben tollerato dall’organismo (fino a 0,5 g/dl/die), un uso smodato può dare diverse problematiche, sia in acuto (nel peggiore dei casi coma alcolico e morte) sia in cronico (steatoepatite alcolica e cirrosi epatica, nonché epatocarcinoma), con complicanze di natura psicologica, spesso troppo sottovalutate.

Negli ultimi anni la tendenza all’abuso di alcol è cresciuta in maniera preoccupante: ogni anno si hanno 5000 nuovi alcol-dipendenti in Italia, che vanno a riempire le fila già numerose del milione di soggetti già assuefatti, senza contare gli 8 milioni a rischio quanto a livello di consumi.

Altro dato preoccupante è che il 30% degli alcolisti è sotto ai 25 anni, quindi ad alto rischio di sviluppare malattie croniche ed acute, che ne complesso sono responsabili di 3 milioni e mezzo di morti in tutto il mondo all’anno. Dati comq questi possono dare una veloce panoramica della complessità e della diffusione del fenomeno, per il quale le strategie di prevenzione e promozione della salute hanno solo effetto parziale.

Le ragioni neurobiologiche della dipendenza sono note da tempo, in particolare si imputa ad alcuni circuiti dopaminergici che comprendono il nucleus accumbens, l’amigdala e altre regioni cerebrali, la necessità compulsiva di soddisfare il bisogno di bere alcol. Quest’ultimo, infatti, mima quello che gli psicologi chiamano “stimoli primari “, come il cibo, il sesso e la tutela della prole.

Lo studio

Lo studio, condotto dai ricercatori del The Scripps Research Institute, condotto da Giordano de Guglielmo, promette una svolta nel recupero dei soggetti con queste patologie: gli scienziati hanno studiato due gruppi di topi, uno non dipendente ma bevitore occasionale e l’altro dipendente, in cui un gruppo di neuroni (5% del totale), facenti parte del nucleo centrale dell’amigdala, sono stati marcati con proteine fluorescenti.

Si è visto che, in topi gravemente dipendenti, quando questi neuroni venivano inibiti con un profarmaco (una molecola che diventa attiva quando modificata da enzimi, nel caso specifico una beta-galattosidasi) chiamato Daun02, il topo dipendente riacquistava comportamenti normali. Al contrario, non vi erano significativi cambiamenti nel topo bevitore occasionale, indicando che è il reclutamento dei neuroni che porta al bisogno dell’assunzione e non l’inverso.

A rendere questa scoperta ancora più incredibile c’è la constatazione che nelle cavie non vi erano né segni tipici della crisi di astinenza, quali ad esempio il tremore, né un decadimento dell’effetto con il tempo: una sola iniezione è risultata efficace nel controllare la dipendenza per tutta la durata dell’esperimento.

In conclusione

Le sfide attuali sono la riproducibilità sull’uomo e il tracciamento nel tempo dell’attivazione dei circuiti, possibili anche grazie a sistemi laser che sfruttano i principi dell’optogenetica. Promettenti le aspettative future: Oliver George, autore dello studio, ha affermato che tale scoperta potrebbe rappresentare una pietra miliare nel trattamento delle dipendenze. Il team, inoltre, non si è fermato alla dipendenza da alcol; stanno tentando, infatti, di replicare i risultati anche per altre droghe, come la metamfetamina. Dai risultati di questa ricerca, un giorno, si potrebbe arrivare alla soluzione definitiva al problema delle dipendenze.

FONTI | Articolo 1, Articolo 2, Articolo 3, Articolo 4

L'articolo Alcolismo: Inibita in Laboratorio l’Assunzione Compulsiva sembra essere il primo su La Medicina in uno Scatto.



Fonte: http://lamedicinainunoscatto.it/2016/09/alcolismo-inibita-laboratorio-assunzione-compulsiva/

Menopausa, gli integratori per alleviare i sintomi

Blond woman of mature age with insomnia

Per fortuna oggi esistono tantissimi rimedi naturali e integratori che aiutano a rendere questo passaggio meno indolore e fastidioso possibile.

In seguito alla caduta degli ormoni infatti è possibile una perdita di calcio nelle ossa che va reintegrata con gli opportuni integratori prescritti dal medico o, meglio, attraverso l'alimentazione che, badate bene, non significa bere latte e mangiare formaggi.

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Menopausa, gli integratori per alleviare i sintomi pubblicato su Benessereblog.it 31 ottobre 2016 14:00.



Fonte: http://feeds.blogo.it/~r/benessereblog/it/~3/vWVckWGe-8A/menopausa-gli-integratori-per-alleviare-i-sintomi

Menopausa, gli integratori per alleviare i sintomi

Blond woman of mature age with insomnia

Per fortuna oggi esistono tantissimi rimedi naturali e integratori che aiutano a rendere questo passaggio meno indolore e fastidioso possibile.

In seguito alla caduta degli ormoni infatti è possibile una perdita di calcio nelle ossa che va reintegrata con gli opportuni integratori prescritti dal medico o, meglio, attraverso l'alimentazione che, badate bene, non significa bere latte e mangiare formaggi.

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Menopausa, gli integratori per alleviare i sintomi pubblicato su Benessereblog.it 31 ottobre 2016 14:00.



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7 diuretici naturali

Liquidi in eccesso possono causare problemi all’organismo e rendere difficile la diuresi (secrezione di urina). E’ quindi importante facilitarne l’espulsione. In che modo? Se il problema è non è legato a una forma patologica potete risolverlo naturalmente con gli alimenti giusti.

E’ possibile favorire la diuresi e aiutare l’organismo a mantenere l’organismo in salute con erbe e alimenti naturali. Di seguito ne elenchiamo 7, da introdurre nel proprio regime alimentare per stare meglio e in forma.

Tè verde bancha

Il tè verde, in particolare la qualità giapponese bancha è un ottimo diuretico, con un’importante funzione: non influisce sull’apporto di minerali all’organismo. Il tè bancha ha un contenuto bassissimo di caffeina e va a stimolare correttamente l’espulsione di liquidi in eccesso senza intaccare l’apporto di minerali (utili per altre funzioni metaboliche).

In generale tutti i tipi di tè verde hanno questa funzione diuretica. Si consiglia di berne una tazza al mattino a stomaco vuoto. Questo è il momento migliore per depurare l’intestino e facilitare le scorie liquide in eccesso. Un altro rimedio utile è l‘acqua di uva passa per il fegato.

Carciofi

I carciofi sono degli ottimi depurativi naturali grazie alla cinarina, una sostanza che facilita diuresi e depurazione delle vie biliari. Come assumere il carciofo? Oltre che come contorno, è utile bere succo di carciofo. Per prepararlo basta poco, portare acqua ad ebollizione e lasciare per qualche minuto in infusione le foglie secche di carciofo. Filtrare e bere.

Il sapore è abbastanza amaro, ma per svolgere al meglio la sua funzione non deve essere zuccherato. Il massimo consentito è un cucchiaino di sciroppo d’acacia.

Anguria e Ananas

Ecco i due frutti diuretici per eccellenza: ananas e anguria. Quest’ultima è utilizzabile solo nei periodi estivi, mentre l’ananas è possibile consumarla per diverse stagioni. L’anguria ha un’alta percentuale di acqua, oltre che di fibre, minerali e un potente antiossidante (licopene) importanti per l’espulsione di liquidi in eccesso.

L’ananas è l’altro potente diuretico con azione depurativa grazie alla bromelina, utile anche contro gonfiori e inestetismi della cellulite.

Cetrioli

A quanti di voi piace il cetriolo? Ottimo! E’ uno dei maggiori diuretici alimentari. Grazie al contenuto di acqua, silicico e zolfo favorisce l’eliminazione dell’acido urico. Contiene pochissime calorie e per questo viene inserito in tante diete dimagranti. Il cetriolo è anche rinfrescante e dissetante.

Finocchi

Il finocchio è un ortaggio molto diffuso nella dieta mediterranea. Molteplici i suoi effetti:

  • diuretico
  • digestivo
  • contrasta gas addominali
  • depurativo per il fegato
  • sgonfiante

Asparagi

Quest’ultimo ortaggio ha importanti proprietà diuretiche, ma non tutti possono mangiarlo. L’alto contenuto di acido urico dell’asparago può causare spiacevoli conseguenze per coloro che soffrono di: cistite, prostatite e gotta.

Acqua

Non dimenticate la bevanda per eccellenza, l’unica che non ha effetti collaterali ma favorisce la migliore diuresi. Si consiglia di bere almeno 2 litri di acqua al giorno e possibilmente lontano dai pasti. L’acqua favorisce diuresi, depurazione, stipsi, digestione e migliora il benessere della pelle.

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Sofosbuvir: Storia di Una Salute a 5 Zeri

Cara redazione,

Vi scrivo oggi perché ho bisogno di togliermi un peso. Ho bisogno di allontanare l’ombra che si è creata attorno alla mia esistenza. Ho bisogno di parlarne, perché solo così le cose potrebbero cambiare. Ho bisogno di confrontarmi con voi.

Mi presento subito, sono una pillola di Sofosbuvir. Sono una delle tante ma il mio trattamento per intero costa 41.000 euro. Sono proprio quel farmaco innovativo che cura completamente l’Epatite C (HCV) e quella che state per leggere non è altro che la mia personale riflessione.

Nasco qualche anno fa, non importa precisamente quando, ma sono nata. I miei genitori mi hanno ipotizzato prima su un semplice pezzo di carta, poi hanno trovato il modo di sintetizzarmi. Ci sono voluti anni di studio, notti insonni e tanta voglia di trovare una soluzione ad una grande malattia. Ma non è stato così semplice: trial clinici, raccolta dati, risultati e così via fino al mio lancio sul mercato, il mio debutto in società.

Ma non è successo quello che mi aspettavo. Grande festa all’inizio, tutti felici e contenti, ma subito la gioia si è tramutata in un gran baccano. Perché sono arrabbiati? Mi sono appena presentata al mondo. Che sta succedendo? Poi ho capito. Sono nata per aiutare le persone sì, ma le persone non possono portarmi a casa con loro. O almeno non tutti, anzi sono solo per pochi, pochissimi.

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La settimana scorsa, in un altro articolo pubblicato da voi, avete parlato di me. L’autore vi ha lasciati con una domanda che mi pongo e vi ripropongo:

“…è meglio avere una cura inaccessibile o non avere alcuna cura?”

Una domanda difficile, ma se i miei genitori non avessero preferito la prima alla seconda, non sarei qui ora a pormi questa domanda. Esisto, sono qui a parlarvi, rappresento la cura ad una malattia, ma non posso aiutare tutte le persone che potrei, tutte quelle che vorrei.

Io sono nata per curare, sono nata con lo scopo di riuscire a sconfiggere una malattia cronica. Uno scopo alto, senza dubbio. Ma non posso farlo davvero. Se vengo venduta ad un prezzo così alto, automaticamente escludo fasce di popolazione mondiale che non può e mai potrà permettersi di acquistarmi. Ma sono nata solo per far guadagnare chi detiene il mio brevetto? Un po’ come il caso Daraprim (farmaco utilizzato dai pazienti affetti da HIV)?

Dopo un cambio di CEO, questo mio amico farmaco ha visto salire il proprio prezzo da 13,50$ a 750,00$ in una sola notte. La giustificazione di questa impennata del 5000% è stata: “serve a far rimanere l’azienda sul mercato”. Quindi il mio scopo, la mia nascita si riduce a questo? Domanda-offerta? Soldi?

Io voglio ancora sperare di no.

Capisco che in una società fondata su questo sistema anche le case farmaceutiche devono -ahimè – pensare al guadagno, e non dimentichiamo che parte di questi stessi soldi viene reinvestita in ricerche per nuovi medicinali. Ma quanto sottile è questa shadow line? Arriveremo ad avere una nuova selezione della specie in base alla legge del più ricco?

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L’OMS stima che, ad oggi, nel mondo ci siano tra i 130 ed i 150 milioni di persone affette da HCV e, stando a quanto scritto in questo documento, considera l’accesso ai nuovi farmaci antivirali ad azione diretta un’urgenza di salute pubblica globale.

Un’urgenza è qualcosa di importante, che va risolta. Io sono la soluzione, ma il mio costo è troppo alto. Questa volta vi pongo io una domanda: ci sono delle difese legali da poter attuare per metterci al riparo da questi meccanismi? Andiamo per step.

La mia casa farmaceutica mi ha inventato ed ha depositato il mio brevetto, il mio certificato di nascita. Ci sono accordi (T.R.I.Ps.-Trade Related aspects of Intellectual Property rights) che tutelano la proprietà intellettuale dei miei ‘creatori’. Però è anche vero che in questi accordi ci sono dei passaggi interessanti da tenere sottocchio:

  • “ Riconosciamo che la protezione della proprietà intellettuale è importante per lo sviluppo di nuovi farmaci. Comprendiamo anche le apprensioni per i suoi effetti sui prezzi.”
  • “Concordiamo sul fatto che l’accordo TRIPs non impedisce e non dovrebbe impedire ai Membri (Firmatari ndr) di prendere misure per proteggere la salute pubblica. […]  in particolare, a promuovere l’accesso universale ai farmaci.
  • […]b) “Ogni Membro ha il diritto di rilasciare una licenza obbligatoria e ha la libertà di determinare le basi sulle quali tale licenza è rilasciata. c) Ogni Membro ha il diritto di decidere cosa rappresenti un’emergenza nazionale…”

Ebbene tante parole per dire che l’Italia potrebbe dichiarare l’infezione da HCV come ‘emergenza Nazionale’ e richiedere quindi la licenza obbligatoria (visti i dati, circa un milione di persone sono infette al momento in Italia e circa 330 mila presentano cirrosi).

Quindi se ciò è fattibile, in quanto presente nella legislazione, perché non viene applicato? Se è possibile rendermi accessibile con la pubblicazione del brevetto, perché non ci si è ancora mossi in questa direzione?

Finalmente esisto, sono qui. Non voglio mettere medici di fronte alla difficile scelta del ‘chi salvare e chi no’, di chi sta abbastanza male e chi no. Ve la ricordate la domanda dell’inizio? Non vorrei che fosse nemmeno posta. Perché non sviluppare un sistema sostenibile sia economicamente che, e soprattutto, umanamente?

Scrivo questa lettera a te futuro medico o non, anzi, più semplicemente parlo a te come cittadino, come essere umano.

I cure because I care!

…E se tutto questo interessa me che sono una pillola creata dall’uomo, non capisco perché non interessa anche a te.

FONTI |  the lancet , T.R.I.Ps.-Trade Related aspects of Intellectual Property rights , qual è il prezzo della salute , Daraprim

Immagine in evidenza | In situ hybridization of hepatitis C virus RNA in liver cells of an experimentally infected rhesus macaque – Selma Majerowicz; Christopher Grief; Debora Ferguson; Renata C Airano; Marcia L Baptista; Marcelo A Pinto; Ortrud Monika Barth

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Dietà di Messeguè, come funziona e quali sono le controindicazioni

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La dieta di Messeguè è un regime alimentare di un solo giorno a settimana che promette la perdita di peso e il miglioramento del metabolismo con il minimo sforzo.

La colazione prevede marmellata e pane integrale, il pranzo e la cena proteine e verdure. Gli spuntini invece sono costituiti da 1 frutto.

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Dietà di Messeguè, come funziona e quali sono le controindicazioni pubblicato su Benessereblog.it 31 ottobre 2016 09:59.



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Caso Clinico #37

Caso Clinico

Giulia, 57 anni, si presenta all’osservazione del proprio mmg perchè accusa una forte cefalea di recente insorgenza accompagnata a disturbi visivi quali: diplopia a carico di un singolo occhio ed offuscamento della vista.

Chiedendo di descrivere la modalità attraverso cui insorgono i disturbi la paziente risponde: “Dottore, mi fa male la testa in modo particolare, un solo lato e non sà che dolore mentre mangio!”

Il mmg chiede se ha dolori riferibili anche ad altre sedi e la paziente riferisce che a scatenere la cefalea è stata una forte febbre ed una sensazione di malessere con astenia che le hanno pure fatto perdere peso.

In più aggiunge che ha avuto una forte dolorabilità ai muscoli del collo e delle spalle e che il precedente medico, per calmare il dolore, le prescrisse una terapia cortisonica ottenendo dei buoni risultati.

Il mmg procede all’esame obiettivo nel quale osserverà qualcosa che lo può aiutare nella sua diagnosi… Cosa?

La diagnosi è: ARTERITE TEMPORALE DI HORTON

L’arterite temporale, detta anche arterite gigantocellulare o a cellule giganti di Horton, è una vasculite caratterizzata da interessamento preferenziale delle arterie del collo e della testa e, a causa del processo infiammatorio, vi sarà  un restringimento dei vasi con sintomatologia dolorosa.

Si tratta di una malattia autoimmune che colpisce generalmente le persone in età matura (sopra i 50 anni), in un rapporto di F:M 2:1. Per le donne rappresenta una delle principali cause di cefalea. L’incidenza su questa categoria di persone è di 17,5/100.000.

Non si conoscono ancora le cause della patologia, ma esistono ipotesi su una probabile eziologia infettiva. In particolare il DNA del parvovirus B19 è stato rinvenuto nelle biopsie come anche quello di adenovirus, clamidia, e micoplasma.

I sintomi principali sono cefalea temporale, dolore al cuoio capelluto, dolore crampiforme alla mandibola e difficoltà  alla masticazione con claudicatio e a volte paresi della stessa. Può accompagnarsi anche a necrosi di tessuti irrorati da rami arteriosi terminali come la punta della lingua. Viene alle volte interessato anche il nervo ottico o i rami dell’arteria oftalmica con allucinazioni visive, diplopia, calo del visus e, nei casi gravi cecità,  completa (amaurosi). Oltre all’interessamento vascolare, si accompagna ad una polimialgia reumatica con febbre alta ed un caratteristico innalzamento della VES e della proteina C reattiva.
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livello della parete delle arterie interessate è presente una risposta granulomatosa non caseificante con la presenza di cellule giganti, infiltrato di macrofagi, linfociti T CD4+ e plasmacellule. Porta alla frammentazione della membrana elastica interna e ad una fibrosi nodulare a carico dell’intima con stenosi, trombosi e occlusione del lume.

Ne esistono forme non granulomatose aspecifiche.
La diagnosi di questa patologia è spesso difficile perché in molti casi prevale la sintomatologia sistemica e la biopsia dell’arteria temporale può non essere dirimente.

L’esame istologico dimostra la presenza di un infiltrato infiammatorio situato a livello della giunzione intima-media, costituito da linfociti (linfociti T con predominanza dei linfociti T CD4+ “attivati”, HLA-DR+, IL-2R+, VLA-1+) e da macrofagi e frammentazione della lamina elastica interna. Si possono inoltre rilevare iperplasia dell’intima con riduzione sino alla occlusione del lume vasale, infiltrati linfocitari nell’avventizia e trombosi endoluminale.

Caratteristica è la presenza di cellule giganti multinucleate che peraltro non sempre sono presenti (AT “atipica”). L’Ecografia Color-Doppler delle arterie temporali dimostra la presenza di un alone ipoecogeno attorno al lume, probabilmente dovuto all’edema parietale e che regredisce con la corticoterapia, stenosi od occlusioni. L’esame del fundus oculi dimostra, in caso di neuropatia ottica ischemica anteriore (la più frequente complicanza oculare dell’AT dovuta all’ischemia della testa del nervo ottico per vasculite delle arterie ciliari posteriori), edema del disco ottico e frequenti emorragie retiniche “a fiamma” alla periferia nella fase acuta e atrofia ottica dopo alcuni mesi.

L’Ecografia Color-Doppler delle arterie centrale della retina, oftalmica e ciliari posteriori dimostra riduzione del flusso arterioso, aumento delle resistenze vascolari ed alterazioni morfologiche dell’onda tempo-velocità  non rilevabili nella neuropatia ottica non-ischemica .

Inoltre, l’anziano spesso soffre di altre patologie che mimano la sintomatologia dell’Horton, infatti le principali diagnosi differenziali sono: l’anemia, le neoplasie occulte, problemi dentari e oculari dell’età avanzata, l’arteriosclerosi e altre vasculitifra cui soprattutto l’arterite di Takayasu che ha quadro clinico spesso identico ma colpisce i giovani.

Agli esami di laboratorio è riscontrabile: elevati indici aspecifici di flogosi (VES, PCR, a -1 e a -2-globuline, fibrinogeno), anemia ipocromica normocitica con iposideremia e normalità od aumento della ferritina, ipoalbuminemia e, talora, leucocitosi, piastrinosi ed aumento degli enzimi epatici.

La frequenza degli autoanticorpi (fattore reumatoide, antinucleo) non è diversa da quella dei soggetti sani di pari etè. Non sono di impiego routinario la determinazione della viscosità  plasmatica, il dosaggio del fattore VIII (il cui aumento è espressione di danno endoteliale) e delle citochine proinfiammatorie (IL-6, LIF) e la caratterizzazione delle sottopopolazioni T-linfocitarie (riduzione dei linfociti T CD8+ del sangue periferico nella fase di attività  dell’AT).

La terapia è a base di corticosteroidi a dosi medio-elevate (Prednisone 40-60 mg/die) con progressiva riduzione fino a dosi relativamente basse (es 5-10 mg/die) da proseguire per 1-2 anni, monitorando gli indici aspecifici di flogosi. La sospensione troppo rapida dei corticosteroidi può causare recidiva dell’AT e aumenta il rischio di complicanze oculari. Si possono usare anche immunosoppressori come il metotrexato.

Fonte immagini | hescribbled.tumblr.com

 

 

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Salute al lavoro, 7 cose da tenere sulla propria scrivania

Scrivania Quando si lavora in un ufficio, è sempre comodo avere a portata di mano tutto quello che potrebbe servire durante la giornata.
Scrivania cose da tenere Oltre all’acqua e un bicchiere, ci sono altri oggetti che possono migliorare la nostra vita lavorativa.
Deodorante Fra le cose che non dovrebbero proprio mancare nella vostra scrivania c’è ad esempio il deodorante
Scrivania cose da avere Ma anche gli assorbenti e un paio di pantaloni, per evitare che le mestruazioni vi prendano alla sprovvista.

Salute al lavoro – Chi lavora in ufficio sa bene quanto possa essere utile avere a portata di mano tutto quello che potrebbe servire per qualsiasi evenienza. Oltre all'acqua e un bicchiere, ci sono altri oggetti che possono migliorare la nostra vita lavorativa. Scopriamo insieme di quali si tratta:

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Salute al lavoro, 7 cose da tenere sulla propria scrivania pubblicato su Benessereblog.it 31 ottobre 2016 10:30.



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Respiro sibilante e tosse con fischio

Descrizione generale

Il sibilo (il cui nome formale in medicina è “ronco sibilante“) è un rumore continuo e grossolano, che si origina nelle vie aeree durante la respirazione. Per la sua insorgenza bisogna che

  • parte delle vie aeree sia ristretta od ostruita,
  • oppure che la velocità del flusso di aria sia aumentata.

I sibili sono frequenti in soggetti con problemi polmonari; la causa più comune di sibili ricorrenti è l’asma, anche se possono essere dovuti a cancro polmonare.

La diagnosi differenziale del sibilo è vasta; in un dato soggetto le ragioni del sibilo vengono determinate considerando le caratteristiche dei sibili, l’anamnesi e i segni clinici riscontrati durante l’esame obiettivo.

Cause

Sono estremamente variegate. Annoverano condizioni croniche, in genere gestibili, come l’asma, e spaziano fino a cause molto gravi, compresa l’insufficienza cardiaca. Le causa più frequenti di sibili sono:

  • Asma (condizione respiratoria cronica che causa spasmi dei dotti bronchiali)
  • Bronchiti (infiammazioni del rivestimento interno dei dotti bronchiali)
  • Bronchioliti (più frequenti nei bambini piccoli)
  • Fumo
  • Enfisema (una condizione in cui le sacche di aria dei polmoni sono danneggiate)
  • Insufficienza cardiaca
  • Polmonite (infiammazione dei polmoni causata da virus o batteri)
  • Aspirazione o inalazione di un corpo estraneo nei polmoni
  • Reazione allergica acuta nota come anafilassi, dovuta ad alimenti o a punture di insetti

Asma e bronchite sono tra le cause più frequenti di sibili negli adulti. In questi casi, i sibili verranno in genere curati trattando le condizioni sottostanti.

In caso di respiro sibilante, si dovrà contattare il proprio medico quanto prima per una visita. Se i sibili sono associati ad affanno grave o a un colorito bluastro della pelle, si dovrà ricorrere tempestivamente al medico.

Fattori di rischio

Chiunque, dai lattanti agli anziani, può sviluppare un respiro sibilante.

Spesso i bambini affetti da asma hanno sibili.

Il sintomo è piuttosto frequente nella prima infanzia. Si stima che il 25-30% dei bambini sviluppi sibili nel primo anno di vita. Un respiro sibilante può insorgere anche più frequentemente nei neonati per le dimensioni ridotte delle vie respiratorie. I bambini sotto i due anni, inoltre, sono predisposti a una condizione comune, facilmente trattabile, chiamata bronchiolite. La bronchiolite è dovuta a un’infezione virale respiratoria e può causare sibili.

Negli adulti, fumatori e soggetti con enfisema e insufficienza cardiaca sono maggiormente a rischio di respiro sibilante.

Quando chiamare il medico

Chiamare il medico se

  • i sibili sono leggeri e compaiono per la prima volta,
  • se il problema è ricorrente, senza cause apparenti o è associato a:
    • Difficoltà respiratorie,
    • Respiro rapido,
    • Pelle di colore bluastro per periodi corti,

Ricorrere al pronto soccorso se i sibili

  • Iniziano improvvisamente dopo la puntura di un’ape, l’assunzione di un farmaco o l’ingestione di cibi allergenici,
  • Si associano a gravi difficoltà respiratorie o a un colorito bluastro della pelle,
  • Avvengono dopo essersi strozzati con un piccolo oggetto o cibo.

In alcuni casi, i sibili possono essere alleviati con determinati farmaci o l’impiego di un inalatore. In altri, potrà essere necessario un trattamento come l’introduzione di un tubo respiratorio in gola.

Automedicazione

Per alleviare i sibili che non rientrano nei casi descritti in precedenza, provare i seguenti rimedi:

  • Umidificare l’aria. Usare un umidificatore, fare una doccia con tanto vapore o sedersi in bagno con la porta chiusa facendo scorrere l’acqua calda. L’aria umida può aiutare ad alleviare sibili lievi in alcune situazioni.
  • Assumere liquidi. Bere bevande calde può rilassare le vie aeree e staccare muco appiccicoso dalla gola.
  • Evitare il fumo di sigaretta. Il fumo attivo o passivo può peggiorare una tosse.
    Prendere tutti i farmaci come prescritti. Seguire le istruzioni del medico.

Sibilo in neonati e bambini

L’asma non è l’unica causa di sibili, per esempio altre condizioni come le bronchioliti (infiammazioni polmonari causate da virus) possono determinare sibili. Anche altre infezioni delle vie aeree causate da virus come il virus respiratorio sinciziale possono causare un’eccessiva produzione di muco che si può accumulare e ostruire le vie aeree. Ciò è particolarmente probabile in un bambino nato con vie aeree strette o di forma anomala.

È quindi importante ricordare che il restringimento delle vie respiratorie inferiori, quando si manifesta, può essere dovuto a fattori diversi dipendentemente dal problema da cui il bambino è affetto.

Studi in lattanti e bambini mostrano che i bambini piccoli presentano diversi tipi di sibili. In particolare, ci possono essere sibili transitori (temporanei) e persistenti.

Oltre la metà dei bambini con sibili soffre di forme transitorie. In genere, i sibili si manifestano in concomitanza a un’infezione e passano quando il bambino migliora. Le forme transitorie in genere scompaiono completamente a circa 3 anni, perché le vie aeree crescono e si allargano.

Una forma è persistente quando si riscontrano sibili in bambini anche in età scolare, che hanno altre condizioni allergiche. Queste possono essere eczemi, febbre da fieno o scolo nasale in assenza di raffreddore.

Anche se sono noti i diversi tipi, in un bambino piccolo può comunque essere difficile distinguere il tipo transitorio da quello persistente.

La bronchiolite è una causa di sibili in genere dovuta a virus. Determina sibili transitori nei bambini piccoli, in particolare sotto i 12 mesi di età. Un bambino affetto da patologie polmonari come la bronchiolite non svilupperà necessariamente l’asma.

Collegamento tra asma e sibili

I sibili sono molto comuni nei primi anni di vita. In molti bambini, è una condizione temporanea e non implica che abbiano l’asma.

I sibili sono più verosimilmente da mettere in relazione con l’asma se il bambino soffre sia di sibili persistenti che di allergie. È ancora più probabile se uno o ambedue i genitori hanno allergie o asma.

Il medico, comunque, può non avere la certezza che sia asma finché il bambino non viene sottoposto a un esame della funzionalità polmonare.

Talvolta, il bambino è troppo piccolo per eseguire esami respiratori funzionali. Si raccomanda dunque di far attenzione ai seguenti dati e riferirli al pediatra:

  • frequenza con cui il bambino ha sibili, affanno o tosse,
  • se il bambino si sveglia a causa di tosse o sibili e se abitualmente ha tosse durante l’attività fisica,
  • quante somministrazioni di spray e di farmaci per bocca (in genere steroidi) sta usando,
  • se il bambino ha mai preso regolarmente farmaci a scopo preventivo.

Fattori che aumentano il rischio di asma nel bambino

L’asma colpisce diversi soggetti in vari modi; è uno dei motivi per cui è difficile definirlo e diagnosticarlo. La ricerca scientifica suggerisce che l’asma inizi a svilupparsi molto presto (probabilmente prima della nascita) e implichi complesse interazioni tra geni e ambiente (anamnesi famigliare, fumo, …).

Ritorno all’asilo o a scuola

Il bambino può ricominciare a frequentare asilo o scuola una volta passati sibili e febbre.

Quando chiamare il 118

  • Insorgenza improvvisa di sibili dopo la puntura di un’ape o l’assunzione di cibo o medicine.
  • Gravi difficoltà respiratorie con fame d’aria, sibili molto intensi; il bambino quasi non riesce a piangere.
  • Perdita di coscienza o arresto respiratorio.
  • Labbra o viso violacei.
  • Recente episodio di strozzamento con un piccolo oggetto o cibo.
  • Sensazione che la vita del bambino sia a rischio.

Fonti:

Traduzione a cura della Dr.ssa Greppi Barbara

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Fonte: http://www.farmacoecura.it/malattie/respiro-sibilante-e-tosse-con-fischio/