venerdì 30 dicembre 2016

Le diete dimagranti non servono

Le diete dimagranti sono spesso fallimentari: si recupera il peso più velocemente di quanto si è impiegato a perderne, perché dimagrire non è una questione di riduzione delle calorie ma di consapevolezza delle proprie necessità.

LE DIETE DIMAGRANTI NON SERVONOQuante persone possono affermare che dopo una dieta dimagrante hanno mantenuto stabile il risultato raggiunto? Dalle statistiche risulta che più o meno tutte le diete dimagranti risultano fallimentari; ma perché succede tutto questo?

Come si può arrivare ad un peso stabile e non preoccuparsi più di ingrassare di nuovo? A questa domanda forse può rispondere il lavoro di una neuroscienziata americana, Sandra Aamodt, che ha dedicato anni del suo lavoro per trovare una valida risposta.

La sua teoria rivoluzionaria sulle diete dimagranti, che sta facendo molto discutere, potrebbe invece essere la giusta via da seguire.

Dimagrire: non serve tagliare le calorie

La dott.ssa Aamodt afferma che è il corpo che decide qual’è il nostro peso naturale, accanirsi per modificarlo è fatica inutile. Perché secondo la neuroscienziata per dimagrire e riacquistare il peso forma bisogna ridurre lo stress da bilancia, ma non tagliare le calorie.

Approfondiamo il concetto. L’autrice ha scritto un libro, da poco uscito negli Stati Uniti, dal titolo “Why diets makes us fat” (“Perché le diete ci fanno ingrassare”), dove spiega la sua ricerca e la sua personale esperienza in merito, sostenendo di essere la prova vivente delle sue scoperte. Racconta infatti che già a 13 anni cominciò la sua prima dieta, non per reale necessità (non era grassa), ma perché tutte le sue amiche lo facevano. Per 30 anni è andata avanti a perdere e riacquistare tra i 5 e i 7 chili quasi ogni anno, in una spirale di effetto yo-yo senza fine e molto frustrante. La prova più estenuante fu quando, a 30 anni scese di 14 chili sotto il suo peso normale. Non contenta del risultato decise di diventare ancora più magra, mangiando meno di 800 calorie al giorno , invece delle 1600-1900 consigliate ad una donna adulta in salute, e sottoponendosi ad un’ora di palestra ogni mattina. Niente da fare, non perdeva più peso. Allora decise di conservare il peso raggiunto, ma ahimè, riprese a mettere su chili. Ritornando al suo peso iniziale. Anche fortunata, dico io, considerando che il 41% delle persone che si mette a dieta dopo cinque anni pesa di più di quando ha cominciato a tagliare le calorie.

Dimagrire: la risposta è il set-point

Dov’è però la sorpresa? Dov’è la risposta? La risposta è nella testa. Più precisamente nel nostro cervello. La sensazione di fame e il consumo di energia sono controllati infatti dal nostro cervello-spiega la Aamodt. Il problema è che il controllo non dipende dalla nostra forza di volontà, cioè non è la parte cosciente del nostro cervello che comanda.

È invece un meccanismo automatico come quello che ci fa respirare anche quando dormiamo. È un peso naturale che dipende dalla genetica, e si chiama Set-Point, cioè il peso naturale predisposto per quella persona. È come la statura, se accettiamo di essere alti o bassi o nella media, dobbiamo anche accettare di essere più o meno magri o grassi della media. Nel corso della vita possiamo andare su o giù di qualche chilo attorno a quel livello, ma se cerchiamo di scendere troppo sotto il peso ideale il cervello entra in azione e si comporta come un termostato: se fissiamo una certa temperatura in casa, e poi apriamo le finestre il termostato fa funzionare di più il riscaldamento per mantenere i gradi prestabiliti. Allo stesso modo se con una dieta perdiamo troppo peso, o limitiamo troppo le calorie, scatta l’allarme fame e il cervello rallenta il metabolismo e smette di bruciare i grassi. Quando si va troppo sotto con le calorie giornaliere si cominciano a bruciare dalle 250 alle 400 calorie in meno al giorno, e si tratta davvero di un sacco di cibo.

No alle diete dimagranti, il segreto è il Mindful Eating

Ma allora come fare per mantenere il peso, soprattutto per quelle persone che hanno bisogno di dimagrire e magari lo hanno fatto, e non riprendere più i chili persi che geneticamente non ci appartengono?

Il segreto è nella alimentazione consapevole. Si chiama Mindful Eating, mangiare in modo consapevole. Si avete capito bene. Fare attenzione alla fame reale, ai bisogni nutritivi reali legati alle reali necessità dell’organismo. Si tratta di capire i segnali del nostro corpo: mangiare quando si ha fame, smettere quando si è pieni. E mentre si mangia, cercare di sentire come sta il corpo; non è semplice, ma ci si può riuscire. Di fatto chi si nutre in modo intuitivo, solo quando ha fame (fame vera, non fame nervosa, o compensativa), e perde meno tempo a pensare al cibo, di solito è più in forma. Chi invece vuole controllare come e quanto mangia esercitando la forza di volontà finisce con l’indebolirsi psicologicamente e cade nella tentazione di mangiare troppo.

Come si arriva al Mindful Eating? Senza arrivare a pratiche come la meditazione o lo yoga, basterebbe un po’ di introspezione personale. Su da Dieta Biosofica di Giovanni Moscarella leggiamo:

“Studi sulla tendenza all’introspezione ( M.Csikszentmihalyi e T.J. Figursky), evidenziano che le persone dedicano solo l’8% del loro tempo a riflettere su se stesse; inoltre persino quando si registra qualche sforzo in tal senso, le origini di sentimenti e comportamenti possono rimanere celate. Ulteriori studi hanno indicato come molti evitino la consapevolezza di sé svolgendo, per distogliere l’attenzione da se stessi, attività insignificanti, o peggio, si sconfini in disturbi del comportamento alimentare (mangiando troppo o troppo poco), nel masochismo sessuale, nell’alcolismo, nella tossico-dipendenza, o nell’enfasi religiosa.”

Insomma l’introspezione e la conseguente consapevolezza di sé è l’unica arma a nostra disposizione nella continua lotta al caos biochimico. Chi sarà affascinato dal possibile ripristino degli equilibri persi avrà il meglio dal proprio DNA. Chi invece rimarrà asettico o scettico rispetto a certi fenomeni non dovrebbe cercare scuse o colpevoli. Conoscere la propria essenza, sperimentando per far riemergere le proprie capacità sommerse è l’unica vera emozione che non dovrebbe mai stancare, ed è l’unica via, a quanto pare, per mettere in atto una nutrizione davvero consapevole che dia spazio al quel set-point cerebrale in grado di riportarci all’agognato peso forma.

Oggi, dopo aver smesso di pesarsi e mangiando in maniera consapevole, la dott.ssa Aamodt ha perso naturalmente peso ed è arrivata al suo set-point, ed è una signora cinquantenne normopeso con un bel fisico.

Sandra Aamodt video diete

Dimagrire non è sempre indispensabile per la salute

La neuro scienziata demolisce anche la convinzione che il sovrappeso sia associato alla salute. La Aamodt sottolinea che:

“L’essere sovrappeso non è una malattia in sé che aumenta il rischio di morte”

A patto però di avere uno stile di vita corretto. I ricercatori hanno seguito tre gruppi di persone, normopeso, sovrappeso e obese, monitorando se obbedivano a quattro buone abitudini : mangiare tutti i giorni frutta e verdura, fare esercizio fisico tre volte a settimana, non fumare e bere alcool con molta moderazione. Ebbene, gli obesi che non seguono queste prescrizioni sono sette volte più a rischio di mortalità precoce, ma se le seguono rientrano nello stesso tasso di mortalità delle persone magre che le seguono. Senza contare che col tempo seguendo queste regole, più il Mindful Eating si finisce comunque con il perdere il peso in eccesso rientrando nel sei-point.

dieta e salute
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Dieta e peso-forma non hanno niente a che vedere con le mode

Quindi chi segue il Mindful Eating per un anno, associando un po’ di attività fisica, secondo la dottoressa Donna Ciliska, specializzata in disordini alimentari, riesce a raggiungere il set-point. Il set-point non segue le mode, dipende appunto dalla predisposizione genetica.
Per fare questo però è indispensabile un’ inversione di rotta. Ricordiamoci che l’essere umano tende a dissimulare a se stesso il malessere di fondo in cui annaspa, e che tende a dimenticarsi delle sue reali necessità, emotive e nutritive. Riprendere la giusta via significa avviare questo cambio di rotta, che, anche se non ci farà dimagrire quanto vogliamo, (anche perché magari non ne abbiamo bisogno), ci renderà sicuramente più consapevoli di noi stessi e dei nostri reali bisogni e desideri.

Mangiare in modo consapevole può liberarci della schiavitù delle calorie, dell’inseguimento di un peso inaccessibile, significa vivere finalmente rilassati, e impegnare la forza di volontà in attività più interessanti. Il Mindful Eating può farci quindi davvero del bene, farci stare meglio e magari renderci un po’ più felici. Provare per credere.

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Fonte: http://www.naturopatia-blog.it/le-diete-dimagranti-non-servono/

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