Picasso, Monet, Chagall, Dalì: dallo studio delle loro celebri pennellate potrebbe nascere un nuovo metodo per la diagnosi precoce delle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. A indicarlo è una ricerca internazionale coordinata dall’Università di Liverpool e pubblicata sulla rivista Neuropsychology.
Arte e qualità di vita
«L’arte è da tempo considerata come un metodo efficace per migliorare la qualità di vita dei pazienti con disturbi cognitivi», spiega la coordinatrice dello studio, Alex Forsythe. «Noi siamo partiti da questa tradizione e abbiamo colto la “grafia” degli artisti analizzando il loro legame con il pennello e la pittura: questo metodo – aggiunge la psicologa – ha il potenziale per scoprire l’insorgenza di problemi neurologici».
Il gruppo di ricerca lo ha verificato esaminando oltre duemila dipinti realizzati negli corso degli anni da sette artisti famosi: due colpiti da Parkinson (Salvador Dalì e Norval Morrisseau), due dall’Alzheimer (James Brooks e Willem De Kooning) e tre invecchiati senza malattie neurodegenerative (Marc Chagall, Pablo Picasso e Claude Monet).
Le impronte della natura
Le loro pennellate su ciascuna opera sono state analizzate utilizzando un metodo matematico non tradizionale che permette di identificare complessi oggetti geometrici chiamati frattali: spesso definiti come le “impronte della natura”, si ripetono nella loro forma su scale diverse, ad esempio nelle nuvole, nella struttura degli alberi e nei fiocchi di neve. Proprio la loro analisi viene sfruttata in ambito artistico per determinare l’autenticità delle opere: sebbene gli artisti possano disegnare seguendo stili e generi diversi, la dimensione frattale in cui operano rimane comunque riconoscibile.
Partendo da questo presupposto, i ricercatori hanno cercato di capire se i frattali che determinano l’impronta artistica di ogni autore cambiano nel tempo per colpa dell’avanzare dell’età o per via del deterioramento cognitivo. Dalle loro osservazioni è così emerso che attraverso questa analisi è possibile capire quali artisti sono invecchiati in salute e quali invece hanno avuto malattie neurodegenerative. «Speriamo che la nostra innovazione possa aprire nuovi filoni di ricerca che aiuteranno a diagnosticare le malattie neurologiche nei primissimi stadi di sviluppo», conclude Forsythe.
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