domenica 1 gennaio 2017

Attaccatevi … al Trump!

Politica non è un mestiere, è un servizio. Ma nel senso di servire, non di servirsi o circondarsi di servi. (Marco Travaglio)

parole_politicaEsilarante, eccentrico, provocante, misogino, schietto e a volte volgare. Questo è semplicemente: Donald Trump. O meglio, questi sono alcuni degli aggettivi coni quali si vuole catalogare colui che da pochi giorni è diventato nuovo presidente degli Stati Uniti, ovvero uno dei paesi più grandi, potenti e affascinanti del mondo, con le sue bellezze e contraddizioni. L’obiettivo non è quello di scrivere un saggio su Donald Trump e tantomeno non è questo il messaggio che si vuole far passare. L’unico intento, e in questo la filosofia ce lo insegna, è, come sempre, prendere spunto, partire da un argomento per arrivare a cogliere tutti gli elementi.

Il titolo provocatorio che si è voluto dare ci spinge a riflettere sul grande e complesso ruolo della politica. E proprio partendo dalle recenti elezioni USA vogliamo cercare di capire l’importanza e la necessità di essere “homo politicus“. La politica è uno dei ruoli più delicati e uno dei doveri poco compresi da ogni singolo uomo. Pensare al reale significato della politica vuol dire anzitutto imparare a fare politica, per costruire soggetti capaci di rappresentare una certa identità, beni comuni e interessi legittimi. Perché, quindi, la politica? Facendo un rapido giro di sguardi ci accorgiamo subito di come oggi il discorso sia ben lontano dalle antiche concezioni, dove la politica era considerata come la pratica di “costruzione della polis” da parte non delle istituzioni ma di tutti i cicampagna-elettoralettadini. Ebbene, nel 2016 questo discorso regge ben poco. Lo vediamo ogni giorno, lo sentiamo continuamente, lo percepiamo soprattutto in quelle poche volte in cui siamo chiamati a prendere parte in modo diretto ad azioni politiche (votazioni, elezioni, preferenze, referendum): non è il singolo cittadino che fa politica ma le istituzioni. Lobby, cordate finanziarie, dittature monetarie, accordi segreti con banche e società oscure. Davvero tutto questo è fare politica?.

Donald Trump con la sua elezione improvvisa e alquanto inaspettata, ha creato (finalmente) un disorientamento tale da porre tutti nel dubbio. Chi era sicuro e chi non lo era, chi vedeva nell’avversario una continuità con il mondo dittatoriale finanziario e chi invece ora si trova davanti un personaggio che di soldi forse ne possiede più di tutte le banche d’America e che, quindi, non sarà facilmente incline ad accordi monetari. Insomma, un disorientamento lecito, forse voluto e tanto richiesto. Al di là del personaggio e del suo programma, ciò che si spera è che l’assetto mondiale acquisti un nuovo tipo di equilibrio, fondato su rapporti internazionali sinceri e costruttivi.

Fare politica, costruire la polis costituisce un percorso che non parte dalle istituzioni, da un ordinamento dato per scontato, da uno stato impersonale, ma da comunità, dove si generano e si riproducono nella successione vitale delle generazioni e nell’innovazione prodotta dalla mobilità anche migratoria, gruppi portatori di identità e di rappresentazioni sociali individuali e collettive da cui non si può prescindere. Nella vita sociale le persone sperimentano e costruiscono i propri percorsi di vita dentro continue interazioni che si traducono in relazioni sociali; queste, a loro volta, configurano specifici ruoli nella stessa vita sociale, negli scambi economici, nella manifestazione ed organizzazione degli interessi. Di ciò occorre acquisire una nozione precisa, poiché nel quadro più generale viene a mutare non solo l’immagine e la nozione della società, ma anche quella della politica. Questa, infatti, continua a prendere le mosse quasi esclusivamente dall’architettura dello stato e dalla sua articolazione funzionale che, distinguendo diversi livelli, giunge fino alle comunità locali, giustificando visioni piramidali e gerarchiche, oggi sempre più prive di senso“. (Everardo Minardi, fare politica oggi).

Quindi, che conclusione si può trarre da tutto ciò? Semplice. Per prima cosa l’uomo deve tornare in modo onesto ad interessarsi della politica, quella vera. Secondariamente deve aprire gli occhi per guardare con attenzione il suo futuro. Dalla politica e dalle scelte politiche di oggi nascerà il futuro di domani. Sì, è un compito importante, perché spinge a mettersi in gioco, ad assumere posizioni, a rischiare pensieri e idee. Ma tutti, tutti e proprio tutti siamo chiamati ad essere politici nel mondo in cui viviamo. Scegliere vuol dire costruire, dare responsabilità a uomini retti significa aver scelto bene. Segno di cambiamento, di apertura mentale, di originalità, di orizzonti nuovi e di azioni creative, come per esempio quella di … attaccarsi al Trump!.

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Fonte: http://sentierodellasalute.com/2016/11/15/attaccatevi-al-trump/

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