domenica 12 febbraio 2017

La gestione dello stravaso dei farmaci chemioterapici

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Sempre più frequenti sono le neoplasie che interessano il corpo umano e sempre più i pazienti sottoposti a chemioterapia.

I farmaci oncologici sono somministrati principalmente per via endovenosa. Questa via, anche se risulta essere la più efficace, non è esente da rischi, primo fra tutti lo stravaso del farmaco chemioterapico.

In termini di terapia del cancro, lo stravaso si riferisce alla fuoriuscita accidentale di farmaci chemioterapici dal circolo venoso ed il riversamento dello stesso nei tessuti sottocutanei adiacenti al sito di somministrazione. Lo stravaso è una situazione indesiderata e angosciante che può verificarsi facilmente causando gravi danni come, ad esempio, irreversibili lesioni locali.

Come possiamo trattare questa condizione?

Dagli studi analizzati è emerso che la gestione di uno stravaso accidentale deve iniziare tempestivamente. A seconda dell’agente chemioterapico interessato, infatti vi è la possibilità di avere un antidoto correlato in associazione al riscaldamento o al raffreddamento topico della zona interessata.

Dagli studi analizzati si riscontra che per una corretta gestione di uno stravaso la prima azione da intraprendere è quella di sospendere l’infusione, lasciare l’accesso venoso in posizione ed aspirare la maggior quantità di farmaco fuoriuscito. In seguito si deve somministrare l’antidoto specifico entro 1 ora. Risulta opportuno elevare il sito interessato per promuovere il riassorbimento e il drenaggio dei liquidi, applicando contemporaneamente il raffreddamento o riscaldamento topico sul sito interessato per almeno 20 minuti 4 volte al giorno per 24/48h.

Come riconoscere uno stravaso?

La formazione del professionista sanitario risulta essere un punto cruciale nella gestione dello stravaso accidentale. L’importanza sta nel riconoscere prontamente i segni, anche istruendo il paziente, in modo da prevenire l’insorgenza di ulteriori complicanze e garantire un trattamento efficacie.

Le manifestazioni cliniche variano in relazione al tipo, alla quantità ed alla persona. Si possono manifestare sintomi di lieve entità quali bruciore acuto, gonfiore, arrossamento, disagio, dolore, formicolio e arrossamento al sito di iniezione.

Segni di uno stravaso grave possono includere eritema associato a dolore, indurimento e decolorazione della pelle, vesciche, ulcerazioni e necrosi; il danno se non trattato correttamente può estendersi fino ad interessare i tendini, nervi e articolazioni.

Altre caratteristiche che sollevano frequentemente il sospetto di un eventuale stravaso sono l’assenza di ritorno di sangue, la resistenza sullo stantuffo della siringa durante la somministrazione di un farmaco in bolo o un’interruzione del libero flusso d’infusione.

Per gestire in maniera efficace uno stravaso nasce l’esigenza di avere sempre disponibili, nel luogo dove la chemioterapia viene somministrata, dei “kit stravaso” contenenti tutto il necessario per il trattamento. E’ fondamentale, inoltre la presenza di linee guida e procedure basate su evidenze scientifiche che possano uniformare i comportamenti dell’equipe sanitaria predisposta alla somministrazione della chemioterapia.

Ogni farmaco chemioterapico prevede l’utilizzo di un antidoto specifico. Ad esempio, la gestione farmacologica dello stravaso di antracicline, come emerso nello Studio di Langer (2014), è effettutata per mezzo del dexrazoxano, farmaco di cui è stata comprovata l’efficacia.

Dallo studio è emerso anche che la relazione tra dose, tempo e frequenza di somministrazione risultano essere dei parametri cruciali. Il trattamento si è dimostrato efficace nella quasi totalità dei pazienti, i quali hanno potuto continuare i cicli di chemioterapia prevista senza sospensione o ritardo.

Una gestione imminente secondo linee guida validate e l’utilizzo di antidoti specifici, in associazione ad una terapia non farmacologica, risulta essere efficace nella risoluzione positiva evitando che i pazienti vadano incontro ad ulteriori complicanze, anche di interesse chirurgiche.

In letteratura sono presenti ulteriori studi che descrivono l’utilizzo di metodiche sperimentali le quali risultano essere un nuovo punto di partenza. Non deve essere sottovalutata la gestione con metodi non farmacologici sperimentali. Questo campo merita ulteriori approfondimenti e ricerche.

FONTI | (1)Pérez Fidalgo JA, García Fabergat L, Cervantes A, Margulies A, Vidal C, Roila F. Managiament of chemotherapy extravasation: ESMO-EONS clinical guidelines. Ann Oncol 2012 Jul;23(7):67-73; (2)Langer SW. Dexrazoxane for the treatment of chemotherapy-related side effects. Cancer Res Manag 2014 Sep;6:357-63; (3)Boschi R, Rostagno E. Extravasation of antineoplastc agents: prevention and treatments. Pediatr Rep 2012 Jul;4(3):98-100; (4)Mitsuma A, Sanaki M, Shibita T et al. Extravasation of pegylated-liposomal dosarubicin: favorable outcome after immediate subcutaneous administration of corticosteroids. Nagoya J Med Sci 2012 Feb;74:189-92; (5)Kreidieh FY, Moukadem HA, El Saghir NS. Overview, prevention and management of chemotherapy extravasation. World Clin Onc 2016 Feb;7(1):87-97;

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Fonte: http://lamedicinainunoscatto.it/2017/01/gestione-stravaso-farmaci-chemioterapici/

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